A meno di un
mese dal novantesimo compleanno delle “più belle terme del mondo”,
secondo uno slogan dell’epoca dell’inaugurazione, avvenuta il 27
maggio del 1923, sembra quasi che nessuno si accorga più
dell’esistenza, e tantomeno della bellezza (peraltro rimasta
fortunatamente immutata) di questo edificio. Un edificio che riesce a
racchiudere in sé, fondendoli in un tutto omogeneo, vari stili
artistici a volte molto lontani tra loro: il richiamo ai modelli
classici (all’idea delle terme romane, in particolare con le
iscrizioni latine, l’uso dei mosaici, l’ampio ricorso ai marmi
bianchi e l’incredibile imponenza della struttura), il Liberty
tanto amato nelle località di villeggiatura (l’uso del vetro, del
ferro battuto e del vimini per gli arredi, oltre che del ricciolo che
si ripete all’infinito in ogni dettaglio), ormai qui impietrito,
stilizzato e sintetizzato nell’opulenza del Decò degli anni Venti
del Novecento (l’uso dell’oro, la ridondanza degli elementi
decorativi e l’ostentazione del lusso), il riferimento particolare
ed affascinate all’arte orientale, ad un esotismo che Chini aveva
conosciuto personalmente in Siam qualche anno prima (le teste
leonine, i colori sfavillanti di certi dettagli, le luci soffuse così
adatte all’ambiente termale); ed inoltre anche un richiamo all’arte
lussuosa della Secessione Viennese, a Klimt, al Simbolismo di Redon.
Una ricchezza e una miscela di stili che si mescolano tra loro e si
fondano, senza mai “stridere” o dare fastidio all’occhio
dell’osservatore. Uno spazio che però tende a non essere visto, a
scomparire nel centro cittadino.
Certo, il
Centro Benessere, collocato al piano superiore delle Terme Berzieri è
funzionante, e ancora oggi si possono godere i benefici delle acque
salsobromoiodiche che hanno portato la conoscenza di Salsomaggiore in
tutta Italia. Ma questa volta non ci si vuole soffermare sul discorso
economico, turistico e termale, che da anni interessa le cronache di
Salsomaggiore e che interessa cittadini e politici di ogni partito;
questa volta si vuole parlare delle principali terme cittadine, che
devono il loro nome al medico Lorenzo Berzieri (“precursore”,
come recita la dedica all’ingresso del palazzo, ossia primo
sperimentatore delle virtù terapeutiche delle acque), solo da un
punto di vista culturale, storico ed artistico.
Quante volte
un cittadino mette piede all’interno delle terme Berzieri?
Purtroppo molto raramente (e la scusante è sempre la stessa: “Eh,
purtroppo è sempre così.. Non ci si rende mai conto di quello che
si ha di bello sotto agli occhi..”).
Quante volte sono i turisti,
provenienti da varie parti d’Italia, a rimanere estasiati davanti
ai vetri, alle maioliche, ai marmi, agli stucchi che ornano uno dei
palazzi più belli dell’Italia degli anni Venti? E’ come se noi
cittadini salsesi non fossimo mai stati educati ad amare il fiore
all’occhiello della nostra piccola città, e le Terme Berzieri
rimangono per noi solo lo splendido sfondo di una cartolina d’epoca.
Il problema principale potrebbe essere proprio il fatto che i
cittadini di Salsomaggiore non “vivono” le loro terme.
Gli spazi
lasciati vuoti ed inutilizzati, all’interno del palazzo,
moltiplicano di anno in anno; l’incuria per vere e proprie opere
d’arte lascia senza parole, in particolare chi opera nel settore
(si pensi solo all’infiltrazione d’acqua che già da anni, nelle
giornate di pioggia, scende sul muro e nel ballatoio del primo piano,
rischiando di far perdere parte dei dipinti del Chini; oppure ai
colori sempre più spenti delle vetrate, mai ripulite, che un tempo
dovevano portare alla mente i colori sfavillanti delle pietre
orientali); il disordine che circonda ogni spazio non
specificatamente funzionale alle cure che si possono fare all’interno
del Centro Benessere: e quindi cartelloni, pacchi di bottigliette
d’acqua, angoli polverosi che ospitano ragnatele...
Oltre a
vedere, infine, spesso scene di scortesia per allontanare i curiosi,
come se non si volesse far conoscere uno dei luoghi ancora oggi più
belli di Salsomaggiore (certo, insieme ad altri luoghi, come il
Palazzo dei Congressi), la domanda che ci poniamo ogni sacrosanta volta
è: come si fa a non essere curiosi, entrando in un posto come
questo? Come si fa a non immergersi negli anni d’oro della storia
di Salso, a non avere voglia di riscoprire come si viveva l’ambiente
termale all’epoca ed in particolare un ambiente termale di lusso,
che accoglieva intellettuali e nobili di ogni provenienza; come si fa
a non perdersi nelle mille e mille decorazioni che ricoprono ogni
angolo, capitello, vetro dei differenti ambienti? Un luogo che doveva
essere un’affascinante fuga da tutto, dato che proprio per questo
erano nate le “villes d’eau” in tutt’Europa: località per
evadere dalla vita cittadina, luoghi intatti, appartati ed immersi
nel verde, in cui dedicarsi alla vita mondana ed agli avvenimenti
culturali, ma anche angoli “ludici” in cui rifugiarsi e
divertirsi (si pensi alla presenza in città negli stessi anni del
Casinò e dell’Ippodromo).
Come è
noto, il recupero del Centro Benessere ha interessato solo il primo
piano, mentre i Mari d’Oriente occupano la parte inferiore del
Palazzo; tutti gli altri immensi spazi, rimangono vuoti e desolati:
ad ogni ora del giorno le tapparelle abbassate, le luci spente,
l’impossibilità di varcare qualsiasi soglia. Ma perché non
recuperare questi spazi? I corridoi laterali (in particolare quello
di destra, con ingresso dal lato della Palazzina Warowland, unico
oggi aperto al pubblico solo per arrivare alla toilette) possiedono
enormi stanze, naturalmente dipinte e decorate -perché come è noto
l’architetto Ugo Giusti, insieme a Giulio Bernardini ed all
decoratore Galileo Chini non trascurarono alcun ambiente-, da poter
rendere visibili al pubblico: si pensi al vecchio reparto inalazioni,
utilizzato ancora non tantissimo tempo fa, con i lavandini d’epoca
e gli inserimenti d’arredo degli anni Settanta, oggi anch’essi
interessanti per mostrare l’utilizzo delle cure nelle diverse
epoche. Questi spazi non necessiterebbe grandi lavori di recupero,
certo una pulizia approfondita e lo sgombero del materiale
inutilizzato e senza valore; non si tratta di alterare l’ambiente o
snaturarlo (anzi, il bello delle Terme Berzieri è che conservano
ancora raffinatissimi arredi in vimini, accatastati alla rinfusa
negli stanzoni, che potrebbero benissimo essere esposti al pubblico
negli spazi inutilizzati!!), ma mostrarlo al massimo della sua
bellezza. Esistono ancora i banconi della reception originale in
legno, l’arredo della Direzione Sanitaria, divanetti e tavolini
originali. Il tutto sapientemente nascosto, lasciando come una
sensazione di abbandono a chi entra.
Inoltre il
recupero “non invasivo” di questi spazi permetterebbe di proporre
varie attività all’interno che non comprometterebbero in nessun
modo l’ambiente (né tantomeno l'attività del Centro Benessere,
“chiuso” al piano superiore come è giusto che sia, per
permettere privacy e silenzio ai curandi): visite guidate
approfondite sia a livello artistico, sia per la storia del nella
città termale e nei dintorni; laboratori didattici per bambini (in
particolare delle scuole locali, in modo che possano crescere con la
coscienza e la conoscenza di ciò che hanno sotto gli occhi ogni
giorno); nello splendido bar, originale del 1923, fino a pochi anni
fa in uso, proporre aperitivi letterari e musicali, di modo che si
possa godere della bellezza dei giochi di luce anche di sera;
esposizioni d’arte non solo nei giorni festivi e non solo nel
salone centrale; insomma, sarebbe possibile vedere rivivere un
palazzo che sembra piano piano rinchiudersi in sé stesso.
Tutti i modi
elencati per “recuperare” gli spazi non si pensi che siano
inattuabili o impossibili: è possibile trovare proposte simili in
vari luoghi d’arte della zona, come nei castelli, utilizzati sia
per visite guidate che per eventi pubblici (come matrimoni), sia per
laboratori didattici che per esposizioni d’arte; in questo modo
oggi i Castelli del Ducato sono una delle mete della regione più
amate dai turisti.
Tante
volte, in particolare nelle sere d’estate, passando davanti alle
Terme Berzieri, la prima cosa che si nota è il buio, la mancanza di
illuminazione all’interno e sul Palazzo: il rifacimento della
piazza è stato fatto proprio con l’idea di ricreare quel polo di
aggregazione che sembrava inesistente, a causa del traffico delle
auto attorno alla storica aiuola fiorita, ma tante volte, proprio
seduti nella stessa piazza, oggi si prova un senso di tristezza a
vedere “le più belle terme del mondo” buie e silenziose, quei
fondali maestosi e scenografici (e si ricordi che Chini, scenografo,
lo era davvero) dimenticati anche da chi li ha sotto gli occhi tutti
i giorni. Dopotutto, sarebbe bello recuperare l’idea alla base
degli edifici termali dell’epoca romana, dato che le terme Berzieri
tanto devono alla concezione di “ambiente termale” di quel
periodo (furono infatti costruite con il desiderio di creare un vero
e proprio “tempio della salute”): la tradizione voleva che le
terme fossero, soprattutto, centri di vita sociale e di incontri
pubblici, un “otium” che includesse certo le cure (il vapore, i
bagni, i massaggi), ma anche la conversazione, la letteratura, la
musica, l’insegnamento. Senza dimenticare, che tutto ciò
porterebbe certo un interesse turistico ed un incremento economico
alla città, che da sempre si muove attorno all’ambiente termale.
Ciao ragazzi,ho guardato solo ora il vs.,video del 2011,ho fiducia in voi giovani,che avete idee nuove,però, prima di tutto per metterle in pratica ci vogliono soldi,poi con quelli potete realizzare i vs progetti,come pensate farli entrare nelle casse comunali?.Mi raccomando le tasse;avere riguardo x gli anziani con reddito basso,ai finti poveri ...fare cioè 1 redditometro:chi più ha piu' paga.Ho lavorato 26 stagioni alle Terme di Salso,NEGLI ANNI D'ORO,x capirci;bisogna rivalutare le qualità dell'acua,ovviamente con Tabiano.Abbiamo,in italia troppi centri Benessere,per forza che x "starci dentro",bisogna aumentare i prezzi e...con quello che costa oggi l'euro e la forte disoccupazione...,appoggiarsi sempre all'ASL, eFARE CONCORRENZA CON PACCHETTI PROMOZIONALI COME IL bAISTROCCHI.VOLETE POI,buttare 1 OCCHIO ANCHE ALLA PREVIDENZA SOCIALE? la casa del bambino,Villa Igea che e' venuta molto obsoleta e triste(come ambiente),come pure quel fantasma di struttura lì vicino e in viale dalla rosa,andrebbero fatti abbattere.I marciapiedi lasciano desiderare,ho la sedia a rotelle,mio marito fa ben fatica spingermi x le numerose buche e ghiaietta,nn viene neppure voglia ad uscire.Ben vengano i vari incontri di jazz,letteratura,giochi x bimbi,tipo...1 bel bagno alle terme,poi karaoke,artisti di strada,canzoni da zecchino d'oro all'aria aperta x farli correre senza pericolo.Oh,ragazzi,date 1 okkio anche a noi anziani,o quasi, ..nn c'è piu' 1 locale dove possiamo ballare il liscio(è vero,c'è il centro anziani,Matteo ke 6 venuto visitare qualke giorno fa,ma io intendo 1 locale di liscio anche x piu' giovani,con orkestre,verrebbe anke gente di fidenza,si lamentano anke loro,pero' dall'autunno a maggio,perkè in estate ci sono le feste paesane,ma il tutto condito con la dovuta pubblicita'.Se mi fossi dimenticata qualcosa,vi riscrivo.Buon lavoro ragazzi e buon fine pomeriggio.
RispondiEliminaCarrara Ivana
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