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sabato 9 novembre 2013

AMARCORD… LE TERME APERTE TUTTO L’ANNO


il gatto selvatico e la balena arenata


Spuntano i ricordi, che risalgono ahinoi a qualche lustro fa, di quando ci imbattevamo negli stand fieristici o nei punti informazione delle terme di Salso (allora non era ancora avvenuta la fusione con Tabiano) nelle fiere di settore o in occasioni analoghe, e uno slogan recitava più o meno così: “le uniche Terme aperte tutto l’anno”. Probabilmente ricordiamo male e non si trattava delle uniche, ma sta di fatto che l’essere aperte e funzionanti 365 giorni l’anno costituiva già di per sé motivo di orgoglio e distinzione rispetto a buona parte della concorrenza.


Cosa è successo “dopo” lo sappiamo e non è il caso di soffermarci più di tanto: fine del termalismo assistito, nascita di un termalismo “diffuso” ed evoluto anche in località non termali nell’accezione comune del termine, le Spa, i centri benessere, località termali storiche che hanno saputo diversificare la propria offerta per fidelizzare i clienti, attirare nuove tipologie di utenza etc. Per contro, da noi, pare essersi concentrato il meglio dell’immobilismo totale (dal punto di vista aziendale), che ci ha portati all’attuale situazione.
In più, quest’anno per la prima volta passeremo 3 mesi senza alcun stabilimento termale operativo perché  anche l’hotel Valentini, fino allo scorso anno utilizzato quale “giardino d’inverno” per i trattamenti termali, non sarà utilizzabile. Morale: dal prossimo 9 dicembre al 2 marzo 2014 (salvo una breve parentesi a cavallo di capodanno per arieggiare le stanze) le terme di Salsomaggiore non funzioneranno. Verrebbe anche da fare qualche commento sull’utilità e sulla lungimiranza di pagare un canone di leasing per un bene strumentale inutilizzato (il Valentini), un po’ come se attivassimo un leasing per un’automobile che rimane in garage, ma ci asteniamo. Ad ogni modo, Terme chiuse e fine dell’elemento differenziante; e già qui molti esperti di marketing avrebbero qualcosa da ridire.
Non ci sono (saranno in questo caso) clienti e quindi inutile spendere quattrini: è questa la motivazione?
Se sì, ci pare di risentire una litania ormai trita e ritrita, che ci auguravamo fosse stata definitivamente accantonata, ovvero: ridurre al minimo i costi (usufruendo della cassa integrazione) e cercare in tal modo di “addolcire” il bilancio. Ma c’è qualcosa che non torna e siccome troppi episodi ci paiono frutto di una non nuova improvvisazione, poniamo alcune questioni che vorremmo fossero chiarite.
Innanzitutto, sarebbe interessante sapere se corrisponde al vero che la Direzione di Terme SpA ha inviato una comunicazione in cui invita gli albergatori a “dissimulare” l’inattività degli stabilimenti dirottando i propri ospiti verso il Baistrocchi. Nulla da dire contro tale Istituto, che per quel poco che conosciamo ci sembra una più che discreta macchina quanto a servizi ed efficienza. Ma proprio per questo motivo, che un’Impresa consigli a un proprio cliente di trasferirsi presso un valido concorrente appare come una mossa “curiosa”, per non dire alquanto rischiosa. A meno che sotto non ci sia un progetto più strutturato per cominciare davvero a fare “sistema” a Salso; in tal caso cominceremmo tutti a fare salti di gioia per questa svolta epocale, ma vorremmo conoscerne i termini.

Volutamente abbiamo parlato delle sole terme di Salso, perché a Tabiano invece non ci sarà soluzione di continuità e alcuna chiusura invernale. Anche qui corre voce che la non chiusura sia dovuta all’impuntamento e alle pressioni degli albergatori tabianesi, che in qualche modo hanno voluto mettere sul piatto le promesse elettorali ricevute. Ma siccome siamo superiori a queste dicerie, vogliamo piuttosto credere che alle terme di Tabiano abbiano saputo impostare un piano di azione tale da richiamare un numero di clienti sufficiente a consentire di rimanere aperte. A questo punto sarebbe logico che tale piano venisse adottato anche a Salso. O no?
Abbiamo poc’anzi “sfiorato” l’argomento promesse elettorali. Tra le tante, una colpì all’epoca le “corde” delle maestranze termali: l’attenzione e la preoccupazione della nuova Giunta per il destino dei lavoratori termali. Se l’obiettivo era riconfermare la cassa integrazione, allora tutti possono essere contenti: lo scopo è stato raggiunto. Tutti i dipendenti la faranno, giusto? Ma anche qui nasce qualche perplessità. Per un’azienda che vede calare il numero di clienti ha senso, per esempio, lasciare per un mese completamente sguarnito e inattivo un punto vendita, oltre che informativo, cassintegrando contemporaneamente gli addetti che se ne occupano? Ha senso sballottare gli utenti dello stabilimento Zoja da una parte e dall’altra, magari obbligandoli a tornare 2 volte per completare il ciclo di cure, o costringendoli a spostarsi da altre parti per acquistare i prodotti termali, considerandoli, di fatto, clienti di serie C? E a loro, conseguentemente, ci sentiamo di associare tutti i dipendenti dello Zoja e le attività commerciali che grazie allo Zoja stesso riescono (riuscivano?) a trarre un minimo di profitto.
E sempre a proposito di Zoja e di promesse, che fine ha fatto il progetto “Casa della Salute”? Vuoi forse vedere che il periodo di chiusura invernale servirà per effettuare, quatti quatti, i necessari lavori di adattamento dello stabile? Speriamo.
Ci sembra un po’ di assistere al solito gioco della massima cautela, del ridurre i costi tout court, della cassa integrazione (più o meno) indiscriminata, della chiusura temporanea degli stabilimenti e non vorremmo insomma ritrovarci nelle stesse condizioni di Churchill una settantina di anni fa quando dopo il malgestito sbarco ad Anzio se ne uscì con queste parole: speravamo di lanciare all’azione un gatto selvatico ma ci ritroviamo con una balena arenata. È vero, sappiamo che il piano industriale verrà presentato entro l’autunno (attenzione, manca un mese e mezzo…), ma sappiamo anche che i “grandi giochi”, gli accordi tra operatori, il programma della prossima stagione turistico-termale a quest’epoca avrebbero già dovuto essere delineati e non solo sulla carta.
Ma siamo ottimisti e pazienteremo, anche se le premesse non ci lasciano sperare granché: un nuovo Amministratore unico che sostanzialmente rappresenta la continuità con il precedente Cda, esperto in materie contabili, finanziarie e stesura bilanci più che di gestione (e rilancio) aziendale; un direttore generale il cui operato si vedrà e uno “steering committee”, già peraltro decimato in partenza, che al momento non ci risulta abbia fornito indicazioni precise sul da farsi.
Altre cose, a oggi, non ci tornano. A partire da molti, troppi, segnali ed episodi che in tutto questo fiorire di “non-iniziative” ci danno l’idea di un’azione scoordinata. Ad esempio, e qui arriviamo in Giunta e Consiglio comunale, il “sistema” Terme viene gestito e affrontato unicamente nella Commissione consiliare 1, quella deputata agli affari generali, bilancio, partecipate etc. E’ un segnale inequivocabile che a oggi, nonostante quello che sta succedendo, le Terme vengono viste come una questione o un argomento meramente finanziario quando invece dovrebbero essere il primo tema della commissione attività produttive. È un dettaglio, ma la dice lunga sull’approccio sbagliato, retaggio di un passato da dimenticare: se ne valuta l’aspetto bilancio/finanza (sostanzialmente i costi) ma non si pone attenzione al futuro di Terme sul territorio (i ricavi).
Se proseguiamo dando un’occhiata qua e là, dentro e fuori gli stabilimenti, vediamo che poca attenzione viene data a elementi che a prima vista possono sembrare di scarsa importanza ma che in realtà aprono squarci impietosi sulla mancanza di coordinamento, di comunicazione all’interno dell’azienda e tra azienda e proprietà (il Comune).

Qualche esempio: il cartellone che campeggia all’interno dello Zoja con la scritta “stabilimenti termali aperti tutto l’anno” (pubblicità ingannevole?),  la stessa scritta che permane sul sito web del Comune e il sito web degli alberghi di proprietà della Società termale, dove viene descritto in tutta la sua magnificenza l’hotel Porro, con in bella evidenza la storia, gli esterni, gli interni e per finire un moderno calendario prenotazioni che ovviamente non funziona dato che l’hotel è maledettamente chiuso.
Se a tutto questo aggiungiamo la questione della dismissione/liquidazione obbligatoria delle quote della Società termale (molto lontana dall’essere risolta e che incombe come una spada di Damocle sulle nostre teste, inducendoci a qualche ragionevole dubbio sull’effettiva volontà di intraprendere un percorso manageriale) e che stiamo tuttora aspettando di conoscere “l’Assessore che verrà scelto esclusivamente per le sue competenze e che lavori a tempo pieno al rilancio del comparto termale”, rimaniamo senz’altro ottimisti ma un po’ meno.

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