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sabato 17 novembre 2012

Tassa di soggiorno, si o no?

L’imposta di soggiorno, detta anche tassa di soggiorno, è un'imposta di carattere locale applicata a carico delle persone che alloggiano nelle strutture ricettive di territori classificati come località turistica o città d'arte. La tassa, abolita nel 1991, è stata reintrodotta nella legislazione italiana nel 2011. Gli introiti di questa tassa sono destinati a finanziare interventi in materia di turismo e recupero di beni culturali e ambientali.
Il decreto prevede la facoltà per i comuni presenti negli elenchi regionali delle località turistiche o città d'arte di istituire un’imposta di soggiorno a carico dei soggetti non residenti che alloggiano nelle strutture ricettive alberghiere e extra-alberghiere del proprio territorio, per turismo o per affari, stabilendone anche i limiti di attuazione.
Ogni Comune delibera autonomamente sull’ammontare del contributo, le esenzioni e il periodo di applicazione nel proprio territorio, con modalità definite dal regolamento comunale: per esempio, a Venezia i turisti pagano la tassa solo fino al quinto pernottamento consecutivo, a Roma invece fino a 10 pernottamenti consecutivi.
Al termine di ciascun soggiorno il turista versa il contributo al gestore della struttura ricettiva presso la quale ha pernottato, pagamento da non confondere con la quota di costo del pernottamento. L'albergatore provvede alla riscossione del contributo, rilasciandone regolare quietanza, e ne versa l'ammontare al Comune secondo le specifiche modalità previste dal regolamento applicativo.

Questo è quello che scrive Wikipedia a proposito della tassa di soggiorno, di cui sicuramente si parlerà anche a Salso nei prossimi mesi. Già presente in molte città, da Torino a Milano, passando per Rimini e altre località turistiche, questa imposta è vista spesso in modo nettamente negativo dagli albergatori, che rischiano un dirottamento dei clienti verso quelle località in cui la tassa non viene applicata.
Per Salsomaggiore l'imposta di soggiorno può essere un peso o una possibile risorsa? E' una riflessione che ci stiamo ponendo e che vorremmo affrontare insieme alle categorie economiche, in modo serio e approfondito.
Di sicuro il tema della competitività con le altre località turistiche, in un periodo in cui anche un solo euro è importante per i cittadini, va considerata attentamente. L'introduzione della tassa a carico degli ospiti potrebbe portare i gruppi a scegliere località termali simili alla nostra, facendo perdere ulteriore mercato a Salso. Ma come sono messi i nostri concorrenti?
A Montecatini la tassa di soggiorno è in vigore dal 1 gennaio 2012 (vedi link), a Chianciano è in vigore dal 16 maggio 2012 (vedi link), ad Abano entrerà in vigore nel 2013 (vedi link), solo per citare i più noti.
Vista la situazione dei comuni termali italiani, che stanno inserendo in massa questa tassa, per Salso si aprono due prospettive: applicare l'imposta, al pari degli altri, o rimanere nelle condizioni attuali.
Analizziamo velocemente le due ipotesi:

IPOTESI 1: Introduzione della tassa di soggiorno.

Quali sarebbero i vantaggi per la città? E' evidente che questa possibilità deve essere abbinata ad una strategia turistica complessiva per il “lancio” della città. La tassa non può finire genericamente nelle casse comunali per pareggiare il bilancio o per essere spalmata in diversi capitoli di spesa, ma deve avere una funzione strettamente legata a manifestazioni, eventi, ospitalità. A nostro avviso il ricavato potrebbe confluire nell'Agenzia per il Turismo, lo strumento individuato da Cambiare Salsomaggiore per dare operatività, competenza e spinta al settore. Ipotizziamo la media di 1 euro a presenza, con il dato del 2010 (500.000 presenze a Salso) si potrebbe stimare un introito di circa 500.000 euro all'anno, che sarebbero utilizzati per il marketing, la promozione, l'organizzazione degli eventi. Con questa cifra si potrebbero anche coprire i costi per Bridge, per tutti i festival della città, e per tantissime altre iniziative di rilievo. Sarebbero risorse dedicate esclusivamente all'ambito turistico e andrebbero a migliorare quei punti di debolezza (specie nella promozione del “prodotto Salso”) della situazione attuale. Fondamentale la trasparenza: cittadini e turisti dovrebbero sapere con esattezza dove vanno a finire i fondi della tassa, quali iniziative va a coprire, ecc. In questo modo anche l'ospite avrebbe modo di vederlo non come un balzello ma come un'opportunità per avere una città più vitale.
L'imposta di soggiorno diventerebbe uno strumento per portare molte più persone a Salso, con un notevole vantaggio per gli albergatori e per tutto il tessuto economico. In questo modo, forse, non sarebbe un peso ma una risorsa

IPOTESI 2: Non introduzione della tassa. 
 
Se Salso decidesse di non applicare la tassa di soggiorno sarebbe fondamentale comunicare in modo forte questa scelta, per poter trarre vantaggio rispetto alle altre località che hanno preso la direzione opposta. Lo slogan “nessuna tassa di soggiorno in vigore a Salso” dovrebbe essere presente in tutte le campagne informative, nei depliant degli hotel, in tutti i mezzi che fanno conoscere la nostra realtà. Se non c'è la giusta comunicazione non ci si può differenziare da città come Montecatini, Chianciano, Abano, ecc, che invece richiedono agli ospiti questo balzello (ricavandone centinaia di migliaia di euro di introiti).


Conclusioni:
Si tratta di due possibilità da verificare attentamente, con un'analisi seria e non dettata solo da “sensazioni”, e che in ogni caso deve essere parte di un progetto complessivo per Salsomaggiore. Sarà una riflessione che la città dovrà fare nei prossimi mesi e la nuova amministrazione potrà guidare una discussione aperta con gli albergatori e con tutto il tessuto economico, con la massima partecipazione e trasparenza possibile.

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