Dopo il risultato
delle elezioni, si può affermare che il <<partito>>
degli astenuti è il vero vincitore. Lo dimostrano i numeri
definitivi sull’affluenza resi noti dal ministero dell’Interno,
mai così bassi nella storia della Repubblica Italiana (e questo
dovrebbe essere il primo punto su cui riflettere). Alla Camera si è
registrata una partecipazione al voto del 75,17%, rispetto all’
80,50% del 2008, mentre al Senato l’affluenza è stata pari al
75,19% in calo dall’80,46% di cinque anni fa (fonte: ISTAT). Un
record in negativo: non era mai successo che alle urne si recasse
meno dell’80% degli italiani.
Cosa succede? Il
senso di Nazione e di partecipazione alla vita politica stanno
prendendo la via del declino? Inoltre, lo sapevate che la riforma
della legge elettorale ha impedito a studenti Erasmus e lavoratori
all’estero non iscritti all’AIRE (l’Anagrafe di chi risiede
fuori Italia) di esprimere il proprio voto?
Insomma, dopo una
campagna elettorale infuocata, che ha messo a dura prova
l’intelligenza della popolazione (e dei leader dei partiti), dopo
varie riforme al sistema elettorale che danno premi di maggioranza e
si accaniscono sull’accaparramento dell’ultimo voto, pare che la
situazione sociale e politica non sia affatto migliorata.
Anzi, il senso di
fiducia dei cittadini nei confronti dei partiti è crollato
vertiginosamente fino al dato record del 3% (fonte: ISTITUTO
DEMOPOLIS). Le statistiche mostrano il valore più basso mai
registrato negli ultimi trent’anni di analisi dell’opinione
pubblica (altro dato che deve far riflettere). Crollano così i punti
di riferimento dello Stato. Colpa degli scandali e di una classe
politica incapace di mostrarsi credibile? Forse chi ha scelto di non
votare lo ha fatto perché non si sentiva <<rappresentato>>
da nessun movimento o partito? Fatto sta che la netta affermazione
del Movimento 5 Stelle non può essere inteso solo come un voto di
protesta ma come un esplicito desiderio di cambiamento.
La conclusione? Il
Paese è ingovernabile, è nel caos la politica così come la nostra
identità nazionale. In massa si sono rivoltati sui social network
prendendo le distanze da questa Italia; <<io non mi sento
italiano>>, <<io faccio le valige e parto>>…
eppure questo è il frutto di mancate prese di posizione nel passato.
Eccoci quindi, un
paese dove domina il populismo, che si affida alle promesse, che nega
la realtà e se deve cercare un nemico punta il dito verso l’estero
quando la radice dei problemi è molto più vicina.
Ritorniamo quindi
alla mia domanda iniziale; quale promessa deve essere fatta
all’individuo, affinché si alzi dal divano, indossi gli abiti del
cittadino e decida di scegliere ciò che è meglio per la Nazione?
Sara Parizzi
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