La giornata del 23 febbraio è stata
molto convulsa dal punto di vista politico. Si è arrivati ad un
passo dalla caduta dell’Amministrazione Carancini e dall’andare a
votare il 6 maggio insieme a Parma, in quanto era l’ultimo momento
utile per evitare un commissariamento del Comune.
Ma ecco come sono andate le cose.
Il 22 febbraio, mercoledì, ricevo
notizia che i dissidenti del PDL sarebbero ormai pronti a staccare
la spina alla giunta e vorrebbero farlo nei tempi previsti per
tornare subito al voto. L’unico modo per far cadere
l’amministrazione entro il 24 febbraio era la soluzione “Franchi”,
ovvero la stessa cosa avvenuta nel 2005, quando si dimise
contestualmente la metà +1 del Consiglio Comunale, causando
l’immediato scioglimento del governo locale.
Per rifare questa manovra servivano
stavolta almeno 9 consiglieri, ovvero tutta la minoranza (6) più 3
della maggioranza.
Nel pomeriggio c’è stato un costante
scambio di informazioni con i consiglieri del PD e verso sera ho
incontrato Canepari, che mi ha informato dell’intenzione del PD
locale di aderire a questa possibilità, e chiedeva cosa avrebbe
fatto Cambiare Salsomaggiore.
Con un veloce scambio di telefonate e
mail il nostro gruppo ha discusso della questione e ha deciso di
esprimersi positivamente verso questa soluzione: è evidente che
l’amministrazione Carancini è ormai allo sbando e non è più in
grado di governare. Sarà questione di settimane o mesi e il voto del
bilancio potrebbe segnare un momento decisivo per la caduta;
attendere che si arrivi al limite significherebbe consegnare la città
ad un Commissario, e quindi perdere un altro anno critico per la
nostra città.
Con il nostro “si” la possibilità
delle dimissioni contestuali è apparsa più concreta: il PD era
favorevole nelle figure di Fritelli, Canepari, Ceriati, mentre ancora
si aspettava una risposta da Urbini. Gli stessi esponenti PD hanno
incontrato in serata Isabella Pezzani per fare il punto della
situazione e valutare come muoversi. Gli altri consiglieri pronti al
passo erano Poggi e Cenci.
Più tardi, però, è arrivata una
doccia fredda: il segretario del PD Fritelli ci ha informato che il
consigliere dei 5 stelle Fabrizio Crinò si era espresso per il “no”;
in questo modo si perdeva un pezzo importante della minoranza e non
c’erano più i numeri necessari. Con la mancata adesione del
Consigliere Crinò era necessario un consigliere in più e così da
parte dei “dissidenti” PDL e UDC si è avviato il contatto con
Malvisi, che più di una volta aveva espresso forti perplessità
sull’andamento dell’attuale amministrazione.
Il giorno successivo è stato tutto un
susseguirsi di indiscrezioni e notizie; mentre in Municipio il
Commissario di Parma Ciclosi incontrava il Sindaco sulla questione
Baistrocchi (si dice che si sia espresso verso la rimozione di Milani
e Barral dai loro incarichi), fuori dal palazzo si consumavano
tentativi di accordi per arrivare a una decisione sulla fine o meno
dell’amministrazione. In mattinata si è saputo del confermato no
di Crinò (decisione che ancora una volta ci lascia stupefatti), e
tra maggioranza e minoranza c’era molta agitazione sul possibile
“golpe” politico. Le notizie ormai si erano sparse, arrivando
anche ai vertici provinciali dei maggiori partiti, che sono stati
nuovamente protagonisti (in negativo) delle scelte salsesi.
Nel primo pomeriggio sono stato
informato da Canepari che era previsto un incontro decisivo alle ore
17 per contare quanti consiglieri erano pronti a fare le dimissioni
contestuali. Alla fine ci siamo trovati in 6: Isabella Pezzani,
Fabrizio Poggi Longostrevi, Paolo Canepari, Filippo Fritelli, Anna
Rosa Ceriati e il sottoscritto. Mancavano all’appello Giorgio
Cenci, Stefano Urbini, Tarcisio Malvisi, oltre che il grillino Crinò
(di cui però conoscevamo già la posizione).
Era chiara l’intenzione dei vertici
politici provinciali di non andare assolutamente al voto insieme a
Parma, il 6 maggio. E' da rilevare l'azione dei tre consiglieri del
PD presenti, che hanno fatto di tutto per andare verso una soluzione
immediata (e li ringrazio per il lavoro svolto in questa fase
delicata), anche se il loro numero non era purtroppo sufficiente.
Le nostre conclusioni
Ancora una volta ha prevalso la volontà
partitica provinciale, che preferisce tenere in vita una Giunta allo
sbando piuttosto che compiere un atto di responsabilità e,
attraverso il voto, rimettere in mano ai cittadini il futuro della
nostra città.
Al termine dell'incontro di ieri si è deciso di presentare una mozione di sfiducia verso
l'amministrazione, che verrà discussa da 10 a 30 giorni dopo la
presentazione. E' stata firmata dai consiglieri presenti e oggi verrà
depositata (ieri mancava ancora la settima firma necessaria).
Vi aggiorneremo sugli sviluppo della
vicenda, consapevoli che agendo solo con trasparenza ed onestà si
potrà uscire dalla situazione critica nella quale Salsomaggiore è
in questo momento.
Ultim'ora!
La mattinata non ha portato novità: i consiglieri Cenci e Malvisi sembrano "rientrati" e Urbini non ha firmato la mozione, che quindi non è stata presentata (visto che era ferma a 6 firme). Se ne riparlerà con calma nei prossimi giorni, vi aggiorneremo su tutti gli sviluppi.
Matteo Orlandi
è una tristezza vedere molti "politici" di Salsomaggiore che non riescono a capire nulla di quanto sta veramente succedendo al loro paese.
RispondiEliminaComunque complimenti ai consiglieri della maggioranza che si sono dimostrati indipendenti nelle loro scelte rischiando in prima persona.
Complimenti ai 3 consiglieri del Pd che hanno avuto il coraggio di disobbedire al loro diretto superiore . Complimenti al resto della minoranza (quindi solo a Orlandi) che ha aderito al tentativo di liberarsi di questa giunta. Mi dispiace molto vedere 2 consiglieri dell'opposizione che sfuggono alle loro responsabilità per motivi oscuri (?).
Speriamo che la gente si ricordi di quanto sta accadendo a Salso e che non rinnovi la fiducia a gente che non la merita. Basta con i diktat di Garbi, Villani (o chi per lui) e con le incomprensibili acrobazie dei cinquestelle.
Qui serve gente seria che non abbia secondi fini.
Marsellus Wallace
ciao Matteo,
RispondiEliminati pongo una domanda: era davvero necessario che tutta questa trafila avvenisse il 22 febbraio? Non poteva partire ben prima sotto forma di mozione di sfiducia?
Te lo chiedo perché, come capirai, le cose fatte di fretta non sempre si rivelano la scelta giusta.
Ti chiedo inoltre di chi sarebbe la settima firma, se possibile.
Ciao e buon lavoro
Ciao Daniele, penso che sarebbe potuto partire tutto anche prima ma non c'erano le condizioni. Per la mozione di sfiducia servono 7 consiglieri per la presentazione e 9 al momento del voto. Senza un terzo dissidente del PDL la mozione sarebbe stata bocciata (sempre considerando la minoranza tutta compatta, cosa che dubito viste le defezioni di Crinò e Urbini). La cosa si è svolta tutta tra il 22 e il 23 proprio perchè sembrava che il PDL avesse perso nuovi pezzi e Cenci veniva dato come "convinto" a presentare le dimissioni insieme agli altri. Poi il no di Crinò prima e le indecisioni di Urbini dopo hanno chiaramente rimescolato le carte.
RispondiEliminaOggi le cose sembrano cambiate (vedi aggiornamento "ultim'ora" sul post sopra) e manca la settima firma per la mozione, che quindi per il momento non sarà presentata.
Vero, come dici tu, che le cose fatte di fretta non sempre si rivelano giuste, ma anche la politica ha dei tempi e delle scadenze (e delle opportunità) che vanno colte al volo e bisogna essere attivi e rapidi nel prendere decisioni. E' proprio quello che la gente chiede ai propri rappresentanti istituzionali: essere in grado di valutare e di fare delle scelte, a volte anche complicate, in tempi rapidi e assumersi le responsabilità delle azioni.
A presto!
Matteo