Risale a giugno 2015, non più di 4
mesi fa, il “suicidio assistito” dell’Unione Terre Verdiane,
alias UTV, posto in essere dai Sindaci che del sodalizio stesso fanno
parte (Fidenza, Salsomaggiore terme, Soragna, Fontanellato, Busseto
, Fontevivo, San Secondo e Roccabianca). Evidentemente, si reputò
allora, l’accanimento terapeutico per tenere in vita quello che a
detta di tutti (anche di coloro che a tempo debito lo sostennero
quale esempio di modernità, di efficienza e di risparmio) è ormai
un carrozzone completamente al di fuori delle logiche secondo le
quali fu creato, non ha ormai più ragion d’essere.
Tra l’altro, per non far soffrire
eccessivamente il malcapitato, si pensò di somministrare al paziente
un sovradosaggio di sostanza letale, tant’è che in quattro e
quattr’otto alla sentenza di condanna emessa dal Consiglio di UTV
seguì in Consiglio comunale a Salso (così come negli altri Comuni)
la ratifica e dunque l’accettazione di tale decisione.
Ricordando, per inciso, che nel
Consiglio di amministrazione di UTV siedono i Sindaci dei Comuni che
ne fanno parte, oltre che una parte dei consiglieri comunali,
rammentiamo anche che tale ratifica fu avallata e giustificata in
pratica senza dar modo di approfondire tempi, dinamiche, modalità e
conseguenze di tale decisione. Noi, come Cambiare Salsomaggiore, in
quella occasione non partecipammo al voto per protesta perché,
pur essendo convinti che UTV andasse quanto meno profondamente
riformata, in mancanza di elementi oggettivi abbiamo ritenuto che la
soppressione tout court, senza se e senza ma, avrebbe aperto
una serie di interrogativi di non poco conto sulle modalità di
riassegnazione ai singoli Comuni delle varie attività e competenze.
Competenze che, giusto per ripassare l’argomento, non riguardano
solo la gestione della Polizia municipale, ma spaziano (almeno nelle
intenzioni statutarie) in tantissimi ambiti: socio-sanitario,
attività produttive, territorio e infrastrutture, tributi, servizi
demografici. Solo per citarne alcuni.
Perché torniamo sull’argomento?
Perché evidentemente la gatta frettolosa deve aver partorito i
gattini ciechi, dato che in occasione di uno degli ultimi Consigli di
Utv, a seguito di un riaccertamento straordinario, ci si è accorti
di un disavanzo (imputabile nella fattispecie alla convenzione per
la gestione della Polizia municipale), per il quale è stato posto
ai voti un ripianamento su base trentennale. Sì avete capito bene,
trentennale. Ma come è possibile, se solo qualche mese prima si è
deciso per lo scioglimento? Purtroppo è possibilissimo, è
sufficiente che i Comuni che decideranno comunque di uscire da Utv si
accollino i rispettivi debiti, che andranno però ripianati in via
ordinaria, ovvero in 3 anni.
Quindi, oltre a ricordare che sulle
nostre teste, in aggiunta al debito accumulato dalla “vecchia”
società termale (a proposito, che fine ha fatto?) grava anche quello
accumulato in Terre Verdiane, per finire merita una citazione il
tentativo di emendamento (andato a vuoto, per il momento) di un
gruppo di consiglieri di Utv, contenente una serie di richieste e
suggerimenti per tenere in vita l’Unione e poter così indorare la
pillola del debito a carico dei singoli Comuni, semplicemente
dilazionandolo.
L’episodio testimonia quanto ondivaga
e approssimativa, su un tema così delicato, sia l’indecisione dei
nostri governanti: quelli locali (tra i consiglieri di cui sopra il
“nostro” Giuseppe Billone, che qualche mese fa aveva accolto
positivamente lo scioglimento di Utv) e il Pd tutto che, nelle sfere
più alte, ha deciso di mantenere lo status quo.
Morale: il malato terminale (Utv) non
solo è sopravvissuto alla dose iperletale, ma probabilmente riuscirà
con un colpo di reni imprevisto a mettere il cappio al collo dei suoi
improvvisati carnefici.
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